Quasi il 90% delle scuole italiane sono costruite senza criteri anti-sismici. Il 65,1% degli edifici è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica (1974) e il 90,4% prima della legge in materia di efficienza energetica (1991). Soltanto una scuola su due ha certificati di collaudo e idoneità statica. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto ‘Ecosistema scuola’ messo a punto da Legambiente e presentato oggi a Roma nel corso di ‘Scuola Innova – primo forum sull’edilizia scolastica’.
“Sono stati stanziati 7,4 miliardi di investimenti e 27 mila sono gli interventi avviati per l’edilizia scolastica – viene spiegato – ma le riqualificazioni procedono troppo a rilento e le scuole continuano ad essere carenti su sicurezza antisismica e efficienza energetica. Su 43.072 scuole in Italia solo il 9,2% degli interventi ha inciso su questi temi negli ultimi 10 anni”.
Anche se, osserva Legambiente, “negli ultimi anni sul fronte dell’edilizia scolastica si è aperta una nuova fase che ha visto la nascita di una Struttura di missione presso la presidenza del Consiglio e l’arrivo di risorse ad hoc, la strada è ancora in salita. Occorre accelerare la riqualificazione completando l’anagrafe scolastica, semplificare le linee di finanziamento, supportare i Comuni cambiando il ruolo della Struttura di missione».
Rispetto ai programmi di finanziamento degli interventi sul patrimonio edilizio scolastico, l’analisi di Legambiente evidenzia come «Scuole sicure» abbia concluso il 60% degli interventi finanziati, mentre il Fondo protezione civile, destinato all’adeguamento antisismico, vede solo un 35% di interventi finalizzati”.
Per le misure ancora in corso si riscontrano delle difficoltà per Mutui Bei, indagini diagnostiche e Fondo Kyoto, i cui bandi sono stati soggetti a proroghe per la difficoltà degli enti proprietari degli edifici a candidarsi con progetti di riqualificazione. A parte i fisiologici tempi di realizzazione dei lavori, denuncia Legambiente, c’è una diffusa difficoltà da parte degli Enti Locali nel partecipare ai bandi e nella capacità di progettare e realizzare. Anche i piccoli interventi.
Il 71% (19.724) degli interventi avviati è stato di tipo non strutturale e su 5.861 edifici, il 39,4% necessita di interventi di manutenzione urgenti. Solo il 15,3% delle scuole ha effettuato indagini diagnostiche dei solai mentre il 5,3% ha effettuato interventi di messa in sicurezza.
Ancora forti le differenze tra Nord e Sud. I capoluoghi di provincia del Sud dichiarano di avere 3 scuole su 4 in aree a rischio sismico e una necessità di interventi di manutenzioni urgenti che è del 58,4%, quasi venti punti percentuali in più della media nazionale. Nella manutenzione straordinaria, al nord sono stati investiti 62.807 euro ad edificio, cifre in media 5 volte maggiori delle altre aree del Paese.
Nel quadro del XVII rapporto «Ecosistema Scuola» Legambiente stila una classifica di comuni virtuosi. La graduatoria è basata su dati legati alla sicurezza, alla riqualificazione degli edifici e alle buone pratiche relative alla mobilità. Quest’anno a conquistare il podio della classifica è Piacenza, che spodesta Trento (3°) e primeggia su Parma (2°). Piacenza vanta tra l’altro 15 linee di pedibus che coinvolgono 7 scuole cittadine, aree di sosta di fronte le scuole e attraversamenti pedonali. L’87% delle mense scolastiche offrono pasti bio e prodotti di origine controllata come IGP e DOP, la metà degli edifici utilizza energie alternative e il comune di Piacenza vanta una scuola in classe A.
Secondo posto in graduatoria per Parma, che torna dopo due anni di assenza dimostrando il suo impegno investendo mediamente per edificio nella manutenzione ordinaria (Ç 157.976) e dotando tutte le scuole di certificazioni di collaudo statico, agibilità, prevenzione incendi e impianti elettrici a norma. A seguire nella classifica le due new entry Prato (4º) e Bergamo (5º), e poi Reggio Emilia (6º), particolarmente attenta ai progetti educativi, Pordenone (8º), che usa i fondi che provengono dai risparmi in bolletta e dai conti energia per riqualificare gli edifici scolastici, Verbania (9º), dove negli ultimi 5 anni sono stati eseguiti lavori di manutenzione straordinaria, si fa la raccolta differenziata di tutti i materiali e nell’80% delle mense scolastiche vengono utilizzati pasti bio e Biella (10º) che migliora la classe energetica degli edifici con due terzi degli immobili in classe B e C.
Il Sud resta sempre in coda, ad eccezione di Chieti (30º), L’Aquila (38°), Napoli (39º) e Lecce (42º) che si posizionano a metà graduatoria. Rispetto alle grandi città è sempre il Nord a confermarsi in testa alla graduatoria di Ecosistema Scuola con Torino (16º), Firenze (19º) e Milano (31º), mentre quelle del sud si piazzano a metà classifica con Napoli (39º), seguita da Bari (60º) posizionata oltre la linea di mezzo. Stabili rispetto allo scorso anno risultano Genova (71º) e Palermo (78º).
Esplora il significato del termine: Il Sud resta sempre in coda, ad eccezione di Chieti (30º), L’Aquila (38°), Napoli (39º) e Lecce (42º) che si posizionano a metà graduatoria. Rispetto alle grandi città è sempre il Nord a confermarsi in testa alla graduatoria di Ecosistema Scuola con Torino (16º), Firenze (19º) e Milano (31º), mentre quelle del sud si piazzano a metà classifica con Napoli (39º), seguita da Bari (60º) posizionata oltre la linea di mezzo. Stabili rispetto allo scorso anno risultano Genova (71º) e Palermo (78º).
Sempre più forte è il bisogno di intervenire sugli edifici scolastici, ma la questione investimenti su manutenzione ordinaria e straordinaria mostra delle peculiarità soprattutto al Nord. Ecco il caso dell’Emilia Romagna, che risulta essere una delle regioni con il più basso numero di edifici che necessitano di manutenzione urgente (13,2%) ma che quadruplica gli investimenti medi per edificio scolastico rispetto allo scorso anno, arrivando a € 24.315 per la manutenzione ordinaria e mantenendosi costante per quella straordinaria con € 21.950. La Lombardia si mantiene tra le regioni che investono di più, con 121.346 euro in media a immobile per la manutenzione straordinaria e poco meno di 11 mila per quella ordinaria, tenendo in considerazione che il 54,9% degli edifici lombardi necessita di manutenzione urgente. Di certo il primato continua ad averlo il Trentino che avendo meno dell’1% degli immobili con necessità di interventi urgenti, mette a disposizione del patrimonio immobiliare scolastico 101.444 euro in media per ciascun edificio per quel che concerne la manutenzione straordinaria e 10.443 per quella ordinaria. Al Sud la Sicilia mostra attenzione al tema, destinando 12.420 euro in media per edificio alla manutenzione ordinaria e € 10.345 a quella straordinaria (il 33,4% degli edifici scolastici siciliani necessita di interventi urgenti). Ma nella maggior parte dei casi, nonostante le urgenze, le regioni non si impegnano a stanziare fondi nella manutenzione.
Come nel caso eclatante della Sardegna, dove il 100% degli edifici necessita di interventi urgenti, si stanziano in media 345 euro in media ad immobile sulla manutenzione ordinaria e non vengono forniti dati per ciò che riguarda quella straordinaria. In Calabria, dove il 95,2% degli edifici ha bisogno di manutenzione urgente, vengono investiti 5030 euro in media a immobile sulla manutenzione straordinaria e poco meno di € 7.000 per quella ordinaria. Critica anche la situazione dell’Abruzzo, dove sette edifici scolastici su 10 necessitano di manutenzione urgente, ma si spendono 1282 euro per la manutenzione ordinaria e 11.923 per quella straordinaria. Situazione simile per le scuole laziali: il 65% ha bisogno di manutenzione urgente, ma vengono destinati mediamente 2505 a immobile per la manutenzione ordinaria e 10.095 euro per quella straordinaria.
Un’altra classifica interessante che viene stilata da Legambiente è quella che riguarda le scuole che si trovano in aree a rischio ambientale, sia esterno che interno. Gli indicatori considerati sono tanti: l’esposizione a fonti di inquinamento (amianto, radon), l’elettromagnetismo, i monitoraggi sulle alt e basse frequenze, l’esposizione a fonti di inquinamento atmosferico, acustico, industriale, i monitoraggi ambientali. Non tutte le città purtroppo hanno dati certi su questi aspetti, ma la classifica è comunque indicativa, e rivela aspetti inquietanti. La maglia nera va a Genova, per la maggiore esposizione al rischio, seguita da Pisa, Mantova, Piacenza, Torino, Vicenza, Matera, Como, Oristano, Asti. Chiudono invece la classifica, quindi sono meno esposte a rischi, Trieste, Imperia, Verbania, Livorno, Udine, e infine Biella.
Per quanto riguarda la presenza di reti cablate, il 39,6% dispone di reti wi-fi, mentre solo l’8,6% di rete completamente cablata – dato nuovo dell’indagine.