Intervista a Lorenzo Longhin, dirigente della Banca di Credito Cooperativo di Roma
Le misure relative alle procedure concorsuali favoriranno la creazione di un mercato più efficiente dei crediti deteriorati e i tassi contenuti potranno rappresentare l’opportunità per le imprese d’investire di più e generare maggiore crescita economica. La situazione resta tuttavia complessa.
D. Il dopo Brexit con l’uscita del Regno Unito dall’Ue segna un punto di svolta, con una situazione che si fa ancor più delicata per i diversi Istituti di credito europei. Qual è la situazione dell’Italia in questo momento?
R. A distanza di oltre un mese dall’esito del referendum che ha sancito la volontà della popolazione inglese di uscire dall’Unione Europea, resta ancora difficile decifrare quali saranno le conseguenze del voto. Lo spavento iniziale ha lasciato il posto all’attesa di un evento che, a quanto pare, nessuno da parte inglese ha intenzione di avviare in maniera repentina. Per il momento, il sistema bancario europeo non si è lasciato scuotere dalla Brexit. Il grande ombrello protettivo della BCE, sotto cui tutte le banche operano, ha consentito di mantenere lontane le preoccupazioni degli Istituti da un’eventuale allontanamento della Gran Bretagna. Timori sulle banche, e in particolare quelle italiane, si stanno registrando negli ultimi giorni, da quando è stato reso noto l’esito degli stress test promossi dall’ Autorità di Vigilanza della BCE. Nonostante la mancanza di fiducia che si sta verificando in questi giorni sui mercati azionari, il coefficiente patrimoniale CET1 delle nostre banche è risultato essere sopra la media dei movimenti che agitano la principale Istituzione continentale. Il controllo sempre più stretto degli indicatori economici europei è un dato che ci deve rassicurare.
D. Il Pil ha guidato per decenni economisti e governanti plasmando le politiche economiche e industriali dei diversi Paesi. Oggi, pur rimanendo un indicatore di tutto rispetto, non può certo essere l’unico. Cosa comprende nel linguaggio economico il termine benessere?
R. E’ evidente che la disaffezione nei confronti dell’Unione Europea non si limita alla sola popolazione inglese. Molti e in tutta Europa sono i movimenti che agitano la principale Istituzione continentale. Il governo, basato sul controllo sempre più stretto degli indicatori economici e sempre meno attento ai bisogni delle persone, sta allontanando l’UE da quelli che erano i presupposti iniziali. Il benessere percepito si è via via deteriorato, la povertà sta aumentando, la classe media si sta riducendo…E’ necessario cambiare linea di governo e manifestare velocemente con fatti reali che l’Unione Europea può essere di aiuto nella crescita delle singole comunità, mantenendo per ognuna le peculiarità che la identificano.
D. Al punto in cui siamo, come poter trasformare la crisi in opportunità?
R. Cambiamento di programma, riavvicinamento delle istituzioni alle persone, attenzione ai bisogni e sensibilità nei confronti della gente. La politica deve cambiare in modo forte e convinto, deve essere rappresentativa delle comunità e dei cittadini così come il suo stesso nome indica. La crisi attuale sta rendendo sempre più evidente il distacco tra Governi e la base che amministrano. La Brexit è stato il primo segnale evidente del malumore che regna in maniera trasversale in molti Paesi, continuare ad ignorarlo darebbe luogo ad un inesorabile declino dell’UE e della politica in generale.
D. Lei, per esperienza professionale, conosce molto bene il Veneto qual è la percezione rispetto ai timori dei piccoli risparmiatori?
R. La mia esperienza professionale si svolge nell’ambito del movimento delle Banche di Credito Cooperativo. La nostra clientela non ha bisogno di rassicurazioni e oggi non manifesta evidenti preoccupazioni. La crisi degli ultimi anni ha fortificato le persone, rendendole più consapevoli e capaci nell’affrontare le difficoltà quotidiane. Uno dei timori principali fino a qualche tempo fa era dato dalla paura di perdere il posto di lavoro cosa che, fortunatamente, sembra essere meno forte. Le imprese stanno ricominciando a investire per migliorare la propria produzione, il mercato immobiliare si sta lentamente riprendendo. Si tratta di piccoli miglioramenti, ma si spera possano essere l’inizio di una svolta ormai sempre più necessaria.