Sono le 22.17 del 20 luglio 1969 e l’astronauta Neil Armstrong posa, eccezionalmente, i propri piedi sulla luna dichiarando parole rimaste scolpite nella mente di tutti: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un passo gigantesco per l’umanità”.
Dopo quattro giorni di viaggio la missione denominata l’Apollo 11, partita da Cape Canaveral, in Florida, con il modulo Columbia scende sulla superficie lunare grazie il modulo lunare Eagle. Un viaggio lungo 21 ore e 36 minuti che ha monopolizzato l’attenzione dell’intera umanità.
Sei ore e mezza dopo aver toccato il suolo, alle 2:57 (4:57 italiane), Armstrong compì la discesa sulla superficie e fece il suo grande passo per l’umanità. Aldrin lo seguì a poca distanza, e i due astronauti trascorsero 2 ore e 31 minuti a fotografare la superficie lunare e raccogliere campioni di roccia da poter analizzare.
Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins sono i componenti della missione Apollo 11.
Collins è l’unico dei tre che non potè mettere i piedi sul satellite della terra in quanto coordinò la missione dal modulo Columbia che ospitava i tre astronauti fin dalla partenza, ed era, questo modulo, l’unico elemento che avrebbe riportato i tre sulla Terra. Cosa che avvenne nell’Oceano Pacifico tenendo milioni di persone con il fiato sospeso.
Un momento storico, come dicevamo, per l’intera umanità tanto atteso soprattutto dagli Stati Uniti desiderosi di mantenere una certa superiorità rispetto all’odiata Russia in termini di ricerca spaziale, in particolare dopo l’esperienza di quest’ultima con lo sputnik.
Ma sopratutto fu la grande vittoria di John Fitzerald Kennedy che già nel 1961, davanti al Congresso degli Stati Uniti, affermò la necessità di arrivare entro la fine del decennio alla conquista della Luna con dei risultati eccezionali. Questo avvenne seppur il Presidente Kennedy non ebbe la possibilità di vivere la conquista della Luna in quanto venne ucciso prima.