È un quadro in chiaroscuro quello delineato dalla Commissione europea che ha pubblicato ieri la consueta analisi approfondita sull’innovazione nell’Unione. Eppure il Belpaese negli ultimi anni ha compiuto dei progressi, pur trovandosi in una situazione di crisi quasi permanente.
Ebbene, secondo la Ue l’Italia continua a restare indietro sull’innovazione, confermandosi ancora una volta tra i Paesi Ue “innovatori moderati”, ma Piemonte e Friuli-Venezia Giulia costituiscono all’interno del Paesi due hub regionali avanzati. E’ quanto emerge dal rapporto annuale 2016 dell’Innovation scoreboard nazionale e regionale della Commissione Ue, dove l’Italia figura alla 17esima posizione su 28 nella categoria il cui livello di innovazione resta sotto la media Ue, insieme a Croazia, Cipro, Malta, Grecia, Spagna, Portogallo, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovacchia, Repubblica ceca e Polonia. L’Italia, tra l’altro, ha migliorato la sua performance sull’innovazione solo dell’1,5% nell’arco temporale 2008-2015.
“Sacche di eccellenza”, nonostante la ‘maglia nera’ italiana, sono però presenti in Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, considerati “innovatori forti”, allo stesso modo che i Paesi Baschi in Spagna o Bratislava in Slovacchia. Leader dell’innovazione nell’Ue si confermano i Paesi nordici con Danimarca, Finlandia, Germania, Olanda e Svezia. La performance dell’Italia nel campo dell’innovazione è “aumentata stabilmente sino al 2011, poi ha conosciuto un calo nel 2012, ed è aumentata di nuovo nel 2013-2014”, infine “è diminuita leggermente nel 2015”. Nel complesso, la sua performance relativa all’Ue è quindi passata dal 78% nel 2008 a quasi l’83% nel 2015.
Guardando ai diversi settori, l’Italia è sotto la media Ue nella maggior parte dei casi: maglia nera sul fronte finanza e sostegno e poi negli investimenti delle imprese, dove registra la peggiore perfomance relativa nell’ambito del venture capital e nei ricavi dall’estero per licenze e brevetti. L’unica dimensione in cui l’Italia è sopra la media Ue è quella degli innovatori, ovvero innovazioni nei processi produttivi, nei prodotti, nel marketing e nell’organizzazione delle pmi. Per la maggior parte degli indicatori, però, c’è stato un miglioramento, con una crescita marcata nella categoria dei sistemi di ricerca aperti, eccellenti e attraenti (7,4%), grazie all’aumento di dottorati svolti da studenti non Ue e delle co-pubblicazioni scientifiche internazionali (6,9%). Avanzamento notevole anche per i ricavi dall’estero sui brevetti (19%), mentre sono peggiorati in modo significativo gli investimenti in venture capital (-9,5%).