Analizzando e scrivendo storie di borghi italiani abbandonati e dell’impegno profuso – soprattutto da parte dei cittadini – per poterli rivitalizzare, è capitato raramente di venire a conoscenza di un vero e proprio “acquisto” ad opera di privati di una di queste frazioni in rovina. Questo è il caso di un vecchio paese dell’Umbria sito nelle immediate vicinanze di Spoleto, provincia di Perugia.
E’ la bella storia a lieto fine di Postignano, agglomerato di sessanta case raccolte nel cuore verde della Valnerina, tra luoghi d’arte e una splendida natura.
Edificato intorno all’anno Mille, la nascita ufficiale del borgo risale circa all’XI secolo inoltrato, durante l’Alto Medioevo, e la sua lunga storia si intreccia tra dispute comunali, guerre tra Guelfi e Ghibellini, l’età rinascimentale e quella moderna, sino ad arrivare al periodo contemporaneo in cui fu soggetto al totale spopolamento. Nell’età comunale e delle signorie la frazione di Postignano per decenni fu contesa dai comuni di Foligno e Spoleto, in una sorta di guerra per gli assetti territoriali nella quale protagoniste assolute furono le grandi dinastie del luogo. Spesso, i sanguinosi scontri locali erano motivati dalle intenzioni dei signori di espandere la loro autorità oltre i confini geografici definiti dai “dominus loci”.
Alcune fonti sostengono che Federico Barbarossa passò in quelle terre col suo esercito saccheggiando quanto era possibile e distruggendone le abitazioni. Trasformato per ovvi motivi in una vera e propria rocca e più volte inglobato nello Stato Pontificio, il borgo fu dotato di un castello con funzioni difensive e di avvistamento, il quale divenne ben presto il punto di riferimento di tutto l’abitato. Il suddetto castello con torre esagonale – eretto tra il 1200 ed il 1300 – domina la valle ed è in parte incassato nella roccia. Al suo interno è situata la chiesa di San Lorenzo con un battistero e diversi affreschi che hanno resistito all’usura del tempo.
Intorno al ‘500 Postignano divenne un fiorente centro produttivo dedito all’agricoltura, all’artigianato metallurgico e alla coltivazione della canapa, per poi trasformarsi, durante il Rinascimento, anche in un centro culturale, di ricerca scientifica, di attività umanistiche ed artistiche. Durante l’occupazione napoleonica tutto il suo circondario (compresa Spoleto) fu trasformato in un dipartimento, detto “del Trasimeno”, ma negli anni della Restaurazione fu nuovamente e stabilmente sottoposto alla giurisdizione dello Stato Pontificio. I
l luogo fu frequentato anche da Giovanni Maria Mastai Ferretti, già arcivescovo di Spoleto e pochi anni dopo (1846) eletto Papa come Pio IX. Nel settembre del 1860 la zona fu occupata dall’esercito piemontese che la sottrasse all’autorità della Chiesa e la incorporò nel nuovo Stato Unitario, con Perugia capoluogo di provincia. Anche la zona di Postignano visse attivamente gli eventi della seconda guerra mondiale, a proposito della quale va ricordato il contributo dato dai combattenti dei monti della Valnerina nella lotta di liberazione contro i nazisti occupanti.
Per il piccolo borgo, gli anni Cinquanta e Sessanta rappresentarono il periodo di maggior spopolamento, che parimenti a tante altre realtà rurali montane, interessò in modo inesorabile tutta l’area. Alcuni smottamenti dei terreni avvenuti negli stessi anni fecero il resto, costringendo i pochi abitanti di Postignano rimasti ad abbandonare la loro terra. Poi, un trentennio dopo, quello che non ti aspetti : un’impresa di architetti napoletani, dopo aver visitato il borgo ed esser rimasti piacevolmente colpiti dalla sua bellezza, decisero di comprarlo e restaurarlo. Dovettero altresì superare le difficoltà legate al terremoto del 1997 (che colpì tutta l’Umbria) il quale danneggiò ulteriormente gli edifici in via di ristrutturazione. Oggi, in pieno 2015, Postignano è sulla via del completo recupero architettonico secondo i suoi schemi originari, e può vantare anche l’allestimento di un grande albergo pronto ad accogliere i turisti semmai avessero voglia di soggiornarvi e visitare il luogo. Da segnalare il recupero di uno splendido affresco del ‘400 che raffigura la Crocefissione, sito nella chiesa della Santissima Annunziata.