La scorsa settimana la Banca d’Italia ha pubblicato il documento dal titolo “L’economia delle regioni italiane – Dinamiche recenti e aspetti strutturali”. L’indagine evidenzia che dopo sette anni consecutivi di calo, nel 2015 il Pil del Mezzogiorno è tornato a crescere a un ritmo contenuto (1,1 per cento), ma lievemente superiore a quello del Nord (0,8). Al Centro la crescita è stata più moderata (0,3). Sui risultati del 2015 hanno influito alcuni eventi particolari, come ad esempio: il contributo alla crescita venuto dai consumi delle famiglie, più marcato rispetto all’export; il vantaggio per le destinazioni turistiche del Mezzogiorno derivante dalle turbolenze politiche nella costa meridionale del Mediterraneo; la buona annata delle produzioni agricole, il cui peso è nel Mezzogiorno più elevato rispetto alla media nazionale; la spinta alla spesa per investimenti pubblici derivante dalla necessità di completare i molti programmi avviati a valere sui fondi comunitari stanziati per il periodo 2007-2013. Nel 2016 viene confermata la tendenza lievemente espansiva in tutte le aree del Paese. Secondo i dati dell’Istat relativi alla rilevazione sulle forze di lavoro, nei primi tre trimestri del 2016, rispetto al corrispondente periodo del 2015, gli occupati sono aumentati in tutte le macro-aree, accelerando al Nord Ovest e nel Nord Est e rallentando, invece, al Centro; nel Mezzogiorno la crescita è stata in linea con quella del 2015. La ripresa del 2015 non ha tuttavia modificato i ritardi del Sud rispetto al resto del Paese. Le imprese localizzate nel Mezzogiorno continuano ad essere caratterizzate da peggiori condizioni strutturali in termini di dimensione media, patrimonializzazione, produttività del lavoro, contesto istituzionale e socio-economico in cui operano. Le famiglie meridionali, registravano nel 2015 un reddito disponibile pro capite pari a circa il 63 per cento di quello del Nord e il 71 per cento di quello del Centro; divari analoghi permangono anche in termini di ricchezza. Nel corso della crisi la quota di persone in povertà assoluta è cresciuta ovunque. Nel 2015, l’incidenza era pari al 10 per cento nel Mezzogiorno (dal 3,8 del 2007), al 6,7 al Nord (dal 2,6 del 2007) e al 5,6 al Centro (2,8 nel 2007). Le stime della ripartizione territoriale dei conti pubblici, aggiornate fino al 2014, mostrano come l’onere del risanamento nazionale degli anni 2011-2013 sia stato sostenuto sia dal Mezzogiorno, sia dal Centro Nord. Dal 2008 è in atto un processo di ridimensionamento della rete territoriale delle banche, che ha interessato tutte le aree del Paese, ma è risultato leggermente più intenso al Sud. La flessione nel numero di sportelli si è associata ad un aumento significativo delle forme di contatto telematico tra banche e clientela. I servizi bancari a distanza sono più diffusi al Centro-Nord, sebbene negli ultimi anni le differenze territoriali si siano considerevolmente ridotte.