La genesi e la storia delle province dell’antica Ferrara hanno da sempre avuto il Po come punto di riferimento. Sin dall’Età Neolitica, presumibile periodo delle prime colonizzazioni della zona nord-orientale emiliana, ogni forma di insediamento è dipesa infatti dai mutamenti geomorfologici del delta del più grande fiume italiano. Benchè la colonizzazione della bassa padana ad opera delle prime forme di civiltà evoluta risalga agli anni compresi tra il 7.000 ed il 5.000 a.C. – riferita all’Età del Bronzo – come la maggior parte dei comuni del ferrarese, anche Cento, oggi cittadella di vasta estensione, risulta tra i comuni più giovani e recenti di tutta l’area. Nel tempo, la sua vicinanza ai grandi fiumi (l’altro è il Reno) ha dato sin dalle origini la possibilità alle comunità ferraresi di sviluppare gradualmente il settore dell’agricoltura, che è divenuto il settore di maggior importanza circa la produttività e l’economia dei comuni della zona. Nell’antichità, a seguito del dominio dell’Impero Romano protrattosi sino almeno al IV Secolo, risulta che il territorio di Centum abbia subito una serie di invasioni barbariche da parte di popolazioni provenienti dall’Europa Centro Settentrionale, le quali ne ridefinirono i confini politici ed amministrativi.
I Longobardi, tra i principali occupanti del territorio italico nel periodo relativo al basso Medioevo, si scontrarono con i Bizantini, che nella vicina Ravenna avevano tentato di restaurare l’Impero mediante l’insediamento di un Esarcato, il quale ebbe breve però durata. Successivamente, i Franchi di Carlo Magno entrarono in Italia (774) dando luogo alle guerre che costrinsero i precedenti occupanti alla sconfitta e a sgombrare i loro insediamenti. La presenza carolingia determinò la donazione di ampie zone della bassa emiliana alla Chiesa di Roma, inaugurando un lungo periodo di strette relazioni tra il nuovo Sacro Romano Impero ed il papato, il quale fu caratterizzato dalla presenza di grandi casate nobiliari al governo di Ferrara e dintorni. Tuttavia, solo dal XII secolo la storiografia è stata in grado di ricostruire – sulla base di documenti d’archivio – gli eventi e gli sviluppi politico-sociali che distinsero il comune di Cento nel corso dell’era medievale : ne è risultato che lo Stato Pontificio pose questo comune sotto la giurisdizione della curia vescovile di Bologna per circa un secolo e mezzo.
In seguito, precisamente nell’anno 1502, Papa Alessandro VI donò Cento a sua figlia Lucrezia Borgia, che in virtù del suo matrimonio con il nobile di origine aragonese Alfonso d’Este, diede luogo all’istituzione di un Ducato che regnò a lungo su Ferrara, Modena e Reggio Emilia. La storiografia definisce quell’epoca storica come l’epopea dei “signori di Ferrara”. Risale presumibilmente a quegli stessi anni l’incastellamento dei centri abitati del ferrarese, fortificati a fini di difesa per via delle faide feudali che interessarono l’Italia durante il Tardo Medioevo.
Ad ogni modo, i cittadini della bassa padana dovettero far fronte ad alcune grandi emergenze che si susseguirono nel giro di pochi decenni ed in maniera sistematica : gli eventi climatici e naturali, tra cui una esondazione del fiume Reno risalente al 1648. Queste catastrofi imposero la divisione della vecchia pieve in due agglomerati distinti, che costituirono anche le basi per la erezione del centro abitato così come è nella collocazione logistica attuale.
A ciò si aggiunsero dei fenomeni drammatici come la diffusione della peste, le feroci guerre comunali e le conseguenti carestie, trascinatesi sino all’età contemporanea, periodo in cui ebbe luogo l’occupazione napoleonica dell’Italia (comprensivamente al circondario ferrarese). Nel 1797 Cento diventa capoluogo del Dipartimento dell’Alta Padusa (poi del Reno) e viene inglobata nella Repubblica Cispadana istituita dall’imperatore Napoleone Bonaparte, interrompendo il lungo periodo della dipendenza dalla Chiesa di Roma. A seguito della Restaurazione del 1815, tornò al potere la vecchia Legazione Pontificia facente capo al cardinale Alessandro Mattei, nobile romano e storico governatore delle diocesi ferraresi nominate in precedenza dal papato. Tuttavia, dopo i plebisciti di annessione riferiti al Risorgimento, nel 1860 Cento entra a far parte dell’Italia Unita.
Nel Novecento, passate le due guerre mondiali (nel corso della seconda, Cento fu tra i luoghi emiliani più attivi dei movimenti legati alla Resistenza anti-nazifascista), tutta la zona del ferrarese conobbe uno sviluppo imponente grazie alla industrializzazione (per altro resa già molto “vivace” dall’associazionismo cooperativo dei lavoratori avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento) dei comparti minerari e agricoli, i quali continuano ad avere come riferimento i grandi fiumi per il ricavo dell’energia elettrica. Fiorirono imprese importanti anche nel settore gastronomico e motoristico, e ad oggi, in pieno XXI secolo, il canale produttivo ferrarese, così come quello emiliano-romagnolo, è tra i più moderni non solo d’Italia, ma di tutta Europa. Famoso anche per aver dato i natali a Giovanni Francesco Barbieri (meglio noto come il Guercino) – tra i più valenti pittori rinascimentali – Cento ha, nel Carnevale, una delle tradizioni figurative più antiche e folcloristiche. Attualmente, la sua architettura urbana è per gran parte strutturata secondo i canoni adottati proprio nel periodo dell’amministrazione estense.
L’urbanistica centese è caratterizzata da una serie di lunghi portici adiacenti alle strade del paese e convergenti verso il centro storico, nel cui nucleo principale sono sorgono alcuni monumenti artistici di pregio: tra questi, lo splendido Palazzo del Governo degli Estensi, risalente al XVI secolo, e la Basilica Collegiata di San Biagio, più volte modificata ma le cui origini risalgono al XIV secolo. E’ dotata, al suo interno, di opere d’arte di alto valore, tra le quali diverse tele del Guercino raffiguranti immagini sacre. Oggi Cento ha una popolazione di circa 36.000 abitanti (Fonte Istat 2016).