Prima della pausa estiva è stata istituita da parte della Camera dei Deputati una Commissione monocamerale d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città italiane e delle loro periferie. La Commissione d’inchiesta, in particolare, deve approfondire lo stato del degrado e del disagio delle città e delle periferie, a partire dalle aree metropolitane, in relazione a diversi fattori, fra i quali l’evoluzione della situazione socio-economica e le implicazioni sociali e della sicurezza collegate alla presenza di organizzazioni criminali ed anche a una maggiore presenza di stranieri residenti. La Commissione, composta da 20 deputati nominati dal Presidente della Camera in proporzione al numero dei componenti dei Gruppi parlamentari, lavorerà 12 mesi e avrà il compito di:
-accertare lo stato del degrado delle città e delle loro periferie con particolare riferimento all’evoluzione della situazione socio-economica e alle implicazioni sociali e della sicurezza;
-accertare il ruolo delle istituzioni territoriali, le modalità previste e messe in opera per favorire la partecipazione dei cittadini alla gestione delle politiche rivolte alle periferie e la presenza di organismi di base e di cittadinanza attiva che promuovono tale partecipazione;
-acquisire le proposte operative che provengono dalle istituzioni territoriali, dalle associazioni locali di cittadine e cittadini, dalle parrocchie, dai sindacati e dalle altre organizzazioni di categoria, dalle organizzazioni rappresentative degli utenti e dei consumatori e dalle organizzazioni delle diverse etnie presenti, volte a favorire la rinascita sociale delle periferie a partire dall’occupazione, dall’istruzione, dalla formazione professionale, dai servizi, dalla mobilità, dall’integrazione dei migranti, dalla cultura e dallo sport;
-verificare lo stato di attuazione della Legge n. 296/2006 (art. 1, commi 340-342) concernente l’istituzione di zone franche urbane finalizzate a contrastare i fenomeni di esclusione sociale negli spazi urbani e favorire l’integrazione sociale e culturale;
-valutare le esperienze realizzate nelle italiane ed europee nelle quali si è raggiunto un buon livello di integrazione e dove il disagio sociale e la povertà sono stati affrontati con efficaci interventi pubblici e privati;
-riferire alla Camera dei Deputati proponendo interventi, anche di carattere normativo, al fine di rimuovere le situazioni di degrado delle città e delle loro periferie.
Alla fine dei 12 mesi, la Commissione presenterà una relazione alla Camera sulle risultanze delle indagini svolte al termine dei propri lavori e ogni qual volta ne ravviserà la necessità.
Sull’argomento registriamo l’intervento della deputata Claudia Mannino (M5S) che ha rilevato come il provvedimento approvato sia “la perfetta fusione di due diversi approcci: la proposta a prima firma Lupi, ha una evidente vocazione punitiva secondo la quale, la periferia è un luogo “borderline” senza tetto ne legge, dunque ricettacolo delle peggiori infezioni sociali da cui nasce l’esigenza di potenziare le misure di monitoraggio e sicurezza; l’altra, a prima firma Costantino, ha un impianto condivisibile – non poliziesco – guarda alle periferie come luoghi geografici tutti da ripensare e recuperare attraverso misure di recupero che passano per un’analisi urbanistica e antropologica dei luoghi”.
La deputata Mannino ha inoltre informato che “nel testo unificato, il nostro contributo, (attraverso l’approvazione di due miei emendamenti) ha disinnescato la logica punitiva che, bizzarramente, traeva le conseguenze prima ancora di aver investigato l’argomento (secondo un rapporto di causalità tra le periferie e la delinquenza), mentre con il secondo emendamento abbiamo innovato la prassi, ove consentito, di poter rendicontare le spese direttamente in commissione e quindi renderle pubbliche attraverso i suoi resoconti stenografici. Dalla conclusione dei lavori, fissata in 12 mesi – ha continuato la Mannino -potrebbe emergere uno scenario di particolare interesse politico. Parlare di periferie è dovere civile: l’abbandono del territorio ha privato i cittadini del diritto alla città. Ci tengo a ripeterlo per l’ennesima volta in questo ramo del parlamento, quando parlo di “abbandono del territorio”, parlo di una voluta (a mio avviso) non gestione dei territori, a tutti i livelli, a partire dai piani regolatori comunali, per continuare con i piani di coordinamento provinciali fino ai piani paesaggistici regionali”.
Sul fenomeno della marginalità delle periferie, la deputata Mannino ha riportato l’esempio Palermitano. “Io che sono Palermitana – ha affermato – posso parlare con contezza “mediterranea” del fenomeno. Nel “meridione del meridione” esiste un quartiere, con acronimo Zen, che ha poco a che spartire con la spiritualità evocata dal nome: 16.000 abitanti dimenticati che cercano di vivere degnamente in un paesaggio impossibile. Un luogo in cui la crisi sociale si salda con la crisi ambientale. In altre parole la richiesta collettiva, la precondizione per una vita dignitosa nella periferia, non solo palermitana, è l’accesso ai livelli essenziali delle politiche pubbliche: acqua, trasporti, sicurezza, rifiuti, energia pulita e alloggi green. Là dove questi livelli essenziali sono scarsi o assenti si alimenta il degrado che va dalla dispersione scolastica, al voto di scambio finanche all’autogestione ed autocontrollo dei territori. Ciò che serve, non solo a Palermo – ha concluso Claudia Mannino – è uno straordinario atto di resistenza contro il degrado. Il governo delle città, dunque delle periferie, è un’arte difficile, ma proprio in questo si gioca il futuro del Paese, che non ha politiche urbane da decenni e dove ogni città è lasciata a se stessa”.