Negli ultimi anni l’UE ha lottato per fornire soluzioni ad alcune delle sue principali sfide, tra cui l’elevata disoccupazione, i bassi livelli di crescita, i flussi migratori e le questioni ambientali. Questi problemi hanno dato luogo a un euroscetticismo dilagante. La Brexit è stato anche un campanello d’allarme che ha portato con sé un messaggio forte e chiaro di cambiamento. Questo è lo sfondo del dibattito sul futuro della politica di coesione dell’UE.
In tutta Europa, centinaia di città stanno migliorando la vita dei loro cittadini in modi simili. Per continuare a farlo, è necessario che la politica di coesione rimanga la principale politica di investimento pubblica dell’UE
In questa prospettiva sarebbe auspicabile istituire un incontro annuale fra i leader delle istituzioni Ue, i capi di governo nazionali e i sindaci delle grandi città europee per “stabilire un’agenda strategica comune e accordarsi sulle azioni da intraprendere a tutti i livelli”. È l’idea lanciata da Eurocities, la rete composta da oltre 140 grandi città europee di cui in Italia fanno parte a vario titolo Arezzo, Bologna, Cesena, Firenze, Genova, Milano, Palermo, Pesaro, Pisa, Roma, Torino e Venezia.
Nel documento che contiene la sua visione sul futuro dell’Ue, Eurocities chiede di muoversi verso “un’Unione europea più forte, più vicina ai cittadini, molto più competitiva a livello globale, socialmente giusta ed efficiente nell’uso delle risorse”. “Le città più grandi e le aree metropolitane offrono la giusta dimensione per affrontare le sfide connesse alla globalizzazione”, dalla transizione digitale alla lotta al cambiamento climatico, si legge nel documento. Le città chiedono quindi di agire su tre macrotemi: migliorare la governance multilivello, garantire alle città un accesso più facile e diretto ai fondi Ue che riguardano le “sfide urbane” (come l’integrazione dei migranti e la lotta alla disoccupazione), e coinvolgere maggiormente i cittadini.