L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea sembra cosa fatta, sebbene sulla conclusione definitiva della difficile trattativa, durata due anni, pesa l’ultima incognita: il voto del Parlamento britannico, nel quale albergano malumori all’interno dello stesso partito di Theresa May, per non parlare dell’opposizione laburista. La ratifica dell’accordo (585 pagine) – che prevede la protezione dei diritti dei cittadini stranieri residenti in Gran Bretagna (fra cui 700mila italiani) e di quelli che vivono nell’Unione europea, che il processo di pace nell’Irlanda del Nord non sia compromesso e che il Regno Unito continui a contribuire al bilancio dell’Ue anche durante la transizione – dovrebbe avvenire tra il 10 e l’11 dicembre, salvo sorprese. Immediati i commenti dei leader che hanno partecipato allo storico incontro di Bruxelles, nel quale per la prima volta si è sancita l’uscita di un Paese dall’Unione, invece che una new entry.
“E’ un giorno triste in cui non c’è nulla da celebrare”, ha sottolineato il presidente dell’esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, rimarcando tuttavia che l’intesa per il divorzio del Regno Unito non è solo “il miglior accordo possibile per entrambe le parti, ma anche l’unico possibile”. E ha poi avvertito: “Se qualcuno alla Camera dei Comuni pensa di bocciarlo, credendo di poterne spuntare uno migliore, resterebbe deluso”.
Una posizione condivisa in modo compatto da tutti i capi di Stato e di Governo presenti. Non è stata però altrettanto condivisa da parte della May la tristezza di Juncker. Particolarmente determinato e combattivo, rivolgendosi ai cittadini della Corona il premier britannico ha prospettato invece un “futuro radioso alle porte. Metterò anima e cuore perché vada in porto”, ha dichiarato in una lettera aperta, escludendo al tempo stesso l’ipotesi di un secondo referendum. Di tono comprensibilmente diverso il commento del presidente francese Emmanuel Macron: “Occorre trarre lezione dalla Brexit e proteggere l’Unione da chi dimentica che è garanzia di pace, sicurezza e prosperità”.
Equilibrata è apparsa Angela Merkel che, da una parte, ha esaltato l’accordo come un “capolavoro diplomatico”, ma, dall’altra, ha ammesso che si è trattato di “un giorno storico, che tuttavia scatena sentimenti misti, anche tragici”. Forse di Donald Tusk la frase, mutuata da una canzone di Freddy Mercury, che riassume meglio l’intera giornata: “Friends will still be friends. Till the end”.