Si chiama ‘Registro per la Trasparenza’ ed è stato istituito dalla Commissione europea. Attualmente, questo prezioso data base conta 9.555 lobby dei paesi membri, Italia inclusa, regolarmente registrate presso le istituzioni di Bruxelles. Una cifra per nulla irrilevante, e in continua crescita (50 nuove iscrizioni alla settimana), se consideriamo che dalle direttive comunitarie oggi dipende circa l’80% delle leggi nazionali. Si di fronte, dunque, a una folta galassia di organizzazioni o di gruppi di pressione la cui attività è volta a “influenzare direttamente o indirettamente la formulazione e l’implementazione delle politiche e del processo decisionale delle istituzioni Ue” – si legge sul sito – in nome della “trasparenza” e della “partecipazione dei cittadini”. Troviamo uffici di consulenza, gruppi di categoria, di settore, dell’industria persino studi legali, liberi professionisti, associazioni professionali, charity, ong, organizzazioni religiose e accademiche e tutte quelle autorità pubbliche che gestiscono un ufficio a Bruxelles con la dichiarata missione di fare valere gli interessi di chi rappresentano.
Nel dettaglio dei 9.555 gruppi registrati, 4.812 sono lobbisti interni, associazioni di categoria, commerciali e professionali; 2.446 sono organizzazioni non governative; 1.129 sono società di consulenza specializzate, studi legali, consulenti indipendenti; 673 centri di studio, istituti accademici e di ricerca; 454 sono rappresentanze di amministrazioni Regioni, enti locali e comunali, enti pubblici o misti e 41 sono organizzazioni che rappresentano chiese e comunità religiose. Dall’industria (energia e tabacco tra le più attive) agli interessi nazionali, questo potere ‘ombra’ – secondo alcune stime fornite dal Guardian – inciderebbe sul 75% della legislazione comunitaria. Un’influenza molto forte che dovrebbe prevedere adeguati contrappesi nelle associazioni dei consumatori. Peccato che a Bruxelles operi soltanto un’unica organizzazione in nome degli interessi dei consumatori europei, il Beuc, Bureau of european consumer organisations: 35 impiegati al 2014 e metà del budget soggetto a difficili negoziati con l’Ue.