Malgrado l’Italia risalga di un posto (dal 26mo al 25mo) nell’indice Digital Economy and Society che classifica i Paesi dell’Unione europea in base alle performance e al rendimento digitali, la situazione del Paese in questo campo è ancora di estrema arretratezza.
Non decolla la domanda di banda ultralarga in Italia. La diffusione degli accessi a internet super-veloce è infatti ancora molto bassa: solo il 5,4% il numero di abbonati rispetto alla popolazione contro il 30% dell’Ue, anche se in aumento dell’1,6% rispetto al 2014, anno in cui la percentuale era ferma al 3,8%. E’ quanto emerge dalla Relazione annuale dell’Agcom illustrata dal presidente Angelo Cardani alla Camera.
L’Italia, ha ricordato Cardani, si posiziona nel 2015 al 25° posto dell’indice ‘Digital Economy and Society’, risalendo di una posizione rispetto al 2014. Ad una migliore capacità di recupero del divario rispetto all’Europa negli indicatori infrastrutturali e di offerta di nuovi servizi, fa però da contraltare “un’incapacità di risalire le posizioni dal lato della domanda”, sottolinea Cardani.
Un po’ per la scarsa conoscenza delle tecnologie, un po’ per ragioni anagrafiche, ma anche fattori culturali e abitudini di consumo frenano la diffusione di Internet: “Non si spiega altrimenti – sottolinea Cardani – la percentuale quasi doppia dell’Italia rispetto all’Ue di coloro che non hanno mai utilizzato Internet. Nel 2015, in Italia, tale percentuale è stata del 28% rispetto al 16% dell’Europa”.
Basti pensare che lo shopping online è utilizzato solo dal 39% degli italiani (65% in Europa), il banking dal 43% (contro il 57%), il Video on demand il 19% (41% in Europa) e le News il 57% (contro il 68%). Meglio vanno le cose con i servizi dedicati alle nuove generazioni, come i Social Network (58% contro il 63%) e la gamma musica-video-giochi, in cui l’Italia supera la media europea (52% contro 49%).
La disponibilità dei servizi di accesso a reti fisse a banda larga ha raggiunto il 99% delle abitazioni e quella a banda ultralarga è passata dal 36% del 2014 al 44% del 2015. I consumatori italiani continuano a preferire l’accesso alle reti mobili rispetto a quelle fisse (75% di diffusione contro il 53% degli accessi alla rete fissa a banda larga base), il che è da ritenersi “sintomo di un rallentato processo di convergenza rispetto all’Europa in cui gli indicatori sono pressoché equivalenti e pari al 72 e al 75%”.
All’origine delle performance poco soddisfacenti dell’Italia l’Agcom indica due fattori determinanti: un minor livello di specializzazione e cultura digitale da un lato e l’invecchiamento della popolazione dall’altro. Il peso dell’invecchiamento della popolazione da solo non spiega però il ritardo nell’adozione, da parte dei consumatori italiani, di nuovi servizi digitali. Esiste in Italia “un problema strutturale di competenze digitali”, rileva l’Autorità.
Dalla lettura della Relazione annuale dell’Agcom emerge un rallentamento della dinamica di contrazione delle risorse che ha caratterizzato gli anni precedenti. Nel 2015 le risorse economiche del settore delle comunicazioni in Italia sono pari complessivamente a 52,6 miliardi, in flessione dell’1% sul 2014.
Continua invece il trend positivo per la raccolta pubblicitaria sul web in Italia (unica eccezione la lieve flessione del 2013), che nel 2015 raggiunge un valore stimato pari a 1,708 miliardi di euro. Il contributo più consistente deriva dalla pubblicità di tipo display e video, la cui quota sul totale, dal 2013, è stabilmente sopra il 50% e ha presentato un trend di ricavi in costante aumento; per il 2015, l’incremento stimato di questi ricavi è del 6%.
Il settore delle comunicazioni, che comprende le tlc, i media (tv e radio, editoria e internet) e i servizi postali, incide nel suo insieme per oltre il 3% sul Pil. Le telecomunicazioni pesano per il 2%, i media per lo 0,8% e i servizi postali per lo 0,4% e nel 2015, secondo i dati Agcom, i comparti tlc e media registrano una riduzione nel valore dei ricavi rispetto al 2014, rispettivamente dell’1,5% e dell’1,2%. Per il settore dei servizi postali invece si rileva una inversione di tendenza con una crescita dei ricavi dell’1,8%.
Nel 2015 la quota di mercato di Telecom Italia nei servizi a banda larga da rete fissa continua a diminuire, attestandosi al 47% delle linee con una riduzione di circa un punto percentuale rispetto al 2014.
Per quanto riguarda il settore televisivo circa il 90% dei ricavi totali del settore è detenuto da tre operatori principali: Fininvest/Mediaset, Rai e Sky. Nella Tv in chiaro “sebbene si riscontri una diminuzione delle quote dei primi due operatori, si conferma il ruolo preponderante di Rai, che detiene una quota superiore al 48%, seguita da Mediaset, con una quota del 35%”. Nella tv a pagamento, aggiunge l’Agcom, gli operatori con quote di ricavi rilevanti sono due: il gruppo Sky, con una quota che nel 2015 e’ pari a circa il 76%, e Fininvest/Mediaset che con Premium possiede una quota di mercato pari a circa il 19%”.
Infine Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom, ha assicurato che “L”Autorità seguirà l”evolversi delle vicende connesse all”entrata di Enel, attiva nei settori dell”elettricità e del gas, nel mercato della banda ultralarga. In tale ambito sarà rilevante la collaborazione con l”Autorità di settore nonché la verifica dei possibili effetti concorrenziali nel caso di investimenti diretti della società nel settore delle telecomunicazioni (vedi lo sviluppo di Enel Open Fiber e l’accordo con Metroweb), anche in prospettiva della nuova analisi di mercato”.