“La fiducia è il motore dell’economia – afferma il Governo e aggiunge – L’Italia è ripartita, nel 2016 la ripresa si consoliderà”. Gli ultimi dati resi noti dall’Istituto nazionale di statistica, però, suonano come una smentita delle previsioni più ottimistiche. L’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce a dicembre a 117,6 da 118,4 del mese precedente. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) scende a 105,8 da 107,1 di novembre. La fonte è sempre l’Istat che, tuttavia, rileva come nonostante la flessione, entrambi gli indici si mantengano sui livelli elevati registrati nei mesi precedenti. Tutte le stime delle componenti del clima di fiducia dei consumatori diminuiscono: il calo risulta maggiore per le componenti economica e corrente che passano, rispettivamente, a 152,9 da 157,9 e a 109,1 da 111,6; la differenza è invece più contenuta per la componente personale (a 104,5 da 105,0) e quella futura (a 127,3 da 128,0). Peggiorano le stime sia dei giudizi sia delle attese sull’attuale situazione economica del Paese (a -24 da -20 e a 25 da 31 i rispettivi saldi). Per i giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi il saldo aumenta a -16 da -19. Quanto alle attese sui prezzi nei prossimi 12 mesi, il saldo passa a -11 da -20. Aumenta il saldo delle attese di disoccupazione (a 2 da -8).
Riguardo alle imprese, il clima di fiducia sale nei servizi di mercato (a 114,3 da 113,8), mentre scende nelle costruzioni (a 114,8 da 121,4), nel commercio al dettaglio (a 109,1 da 115,0) e, anche se più lievemente, nella manifattura (a 104,1 da 104,4). Nelle imprese manifatturiere rimangono stabili sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione (a -11 e a 12, rispettivamente), mentre i giudizi sulle scorte passano a 4 da 3. Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -37 da -29), ma rimangono stabili le attese sull’occupazione (a -11). Nei servizi di mercato crescono sia i giudizi che le attese sugli ordini, a 10 da 5 e a 10 da 9 i rispettivi saldi, ma si contraggono le attese sull’andamento generale dell’economia (a 22 da 27). Nel commercio al dettaglio migliorano le attese sulle vendite future (a 29 da 24), ma peggiorano sensibilmente i giudizi sulle vendite correnti (a 13 da 32); in accumulo sono giudicate le scorte di magazzino (a 7 da 3).