E’ stato firmato nella notte, dopo 17 ore di trattativa, l’accordo tra l’Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni) e i sindacati di categoria riguardo alla riduzione dei comparti del pubblico impiego, ridotti ora a quattro. Lo fanno sapere le sigle presenti al tavolo, al termine dell’incontro fiume che si è chiuso, con la sottoscrizione dell’intesa. “Ora il governo non ha più alibi: si rinnovino i contratti pubblici e lo si faccia subito”, scrive la Cgil in una nota appena successiva alla firma.
L’intesa sarebbe stata sottoscritta dalla gran parte delle sigle sindacali, il punto centrale è l’aggregazione dei comparti che da undici, considerando quelli effettivi, vengono portati a quattro: “Funzioni centrali, Funzioni locali, Sanità e Istruzione e ricerca”. Le operazioni di accorpamento hanno riguardato il primo (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) e l’ultimo settore (prima scuola, ricerca, università e Afam erano distinte). La presidenza del Consiglio rimane distinta. La riduzione dei comparti determina anche la riduzione delle aree dirigenziali, sempre a quattro, seguendo quanto previsto dalla legge Brunetta e rimasto finora solo su carta. Per salvaguardare specifiche professionalità all’interno dei comparti, ognuno avrà il suo contratto, a una parte “comune” potranno essere affiancate parti “speciali”. Quanto alla rappresentatività sindacale all’interno dei nuovi comparti è prevista una fase transitoria, che fa salve le ultime elezioni delle Rsu, ma resta ferma la soglia del 5% di deleghe e voti. Per alcune sigle sindacali più piccole, che magari erano rappresentative in un comparto ora diluito in uno più grande, ciò può determinare il rischio di scomparire. Per questo nell’accordo è stata stabilita la possibilità di alleanza, fusioni, con altri sindacati, da portare a termine entro tempi precisi. La sottoscrizione dell’intesa era il tassello che mancava prima di poter riaprire il tavolo per il rinnovo dei contratti, come più volte rimarcato anche dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. La legge di Stabilità per il 2016 destina al capitolo 300 milioni, una cifra considerata sin dall’inizio insufficiente per i sindacati, che ora concentrano le loro attenzioni sul nuovo Def e sulla prossima finanziaria. I contratti nel pubblico impiego sono bloccati dai sei anni, uno stop non più legittimo secondo la Corte Costituzionale che a riguardo si è pronunciata con una sentenza nel luglio del 2015.
“Sistema contrattuale più semplice e innovativo per lavoratori pubblici e Paese”. Così il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, ha dichiarato in un tweet dopo l’intesa tra Aran e sindacati di ieri notte con cui, scrive il ministro, “si è chiuso l’accordo sulla riduzione a quattro comparti”.