In Marocco è polemica durissima con petizioni, raccolte di firme, interrogazioni parlamentari, inchieste sui tg, denunce e ieri una conferenza stampa della ministra marocchina dell’Ambiente, Hakima Elhaite, contro una nave carica con 2.500 tonnellate di spazzatura che la Campania non riesce a smaltire negli impianti che non ha.
Destinatari della spazzatura della Campania sono i cementifici di al-Jadida, Casablanca e Settat. Il direttore della cementeria di al-Jadida, Lahcene Boukssace, tranquillizza: il carico italiano è «un mix di plastica e carta, cose che tutti noi abbiamo in casa nostra». E Ahmed Derif, vicedirettore del porto di al-Jadida, dice che i carichi «hanno ricevuto tutte le autorizzazioni ambientali».
La petizione «Il Marocco non è una discarica!» l’altro giorno aveva raccolto 15mila firme da presentare al premier Abdel Ilah Benkirane. Il partito di maggioranza islamico moderato Giustizia e Sviluppo al Senato ha votato la nascita di una commissione parlamentare d’inchiesta. Per il senatore Abdel Ali Hamidine «la salute dei marocchini viene prima di tutto». Protesta il deputato Wadi Ben Abdullah: «Non ci bastano le parole del governo». Un’associazione ha incaricato l’avvocato Ishaq Sharia di fare causa contro questi «crimini che minacciano la salute dei cittadini marocchini e aver violato le leggi»; dice «non siamo la pattumiera di Napoli»; ci sono «conseguenze sull’agricoltura e per la salute».
Ricadute anche in Italia, con un’interrogazione dei deputati pd Eleonora Cimbro, Khalid Chaouki, Chiara Braga e Floriana Casellato.