Oggi più che mai, l’Unione europea – parte del mondo in cui i Sistemi di protezione sociale sono più avanzati – deve far fronte a sfide sociali senza precedenti (strascichi della grande crisi 2008-2009, disoccupazione giovanile e di lunga durata, rischio di povertà in molte parti d’Europa, nuove opportunità e sfide insite in globalizzazione, rivoluzione digitale, mutamento dell’organizzazione del lavoro e sviluppi sociali e demografici, ecc. ). E dovrebbe far sì che sviluppi economici e sociali procedano di pari passo, sia per porre fine al rischio di uno smantellamento graduale delle conquiste sociali europee degli ultimi secoli; sia per facilitare – in Europa e nel resto del mondo – un vero processo di convergenza verso l’alto, e quindi, un vero progresso anche sociale; sia anche per non diventare preda di estremismi e / o di miopi nazional-populismi. Da tempo, è ormai ora di riflettere su come costruire anche una vera Europa sociale.
La Dichiarazione di Roma (25 marzo 2017) ha sottolineato l’importanza – per il futuro dell’UE a 27 – di un’Europa sociale forte, fondata su una crescita sostenibile, che favorisca il progresso economico e sociale come la coesione e la convergenza, il rispetto dell’integrità del mercato interno e la presa in conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo chiave delle parti sociali. Il Vertice sociale per lavoro e una crescita equa – che si terrà a Goteborg il 17 novembre 2017 – sarà un altro momento cruciale per l’avanzamento di queste iniziative. Intanto, nell’aprile 2017 – dopo oltre un anno e mezzo di consultazioni con le parti sociali – la Commissione europea ha presentato il suo atteso maxi-Pacchetto sul Pilastro europeo dei diritti sociali, pensato quale risposta all’esigenza di più giustizia sociale (da parte dei cittadini impoveriti dalla crisi) e quale bussola per un nuovo processo di convergenza verso migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa.
VENTI PRINCIPI … E NON SOLO – Tenendo conto dell’assenza di competenze dell’Unione per adottare legislazione vincolante in campi ricoperti dal pilastro, il Pacchetto è stato presentato sotto due forme giuridiche: 1. una Raccomandazione della Commissione 2. una proposta di Proclamazione Congiunta, come inizialmente si è già fatto per la Carta dei diritti fondamentali, del Parlamento, del Consiglio e della Commissione. Su queste basi, la Commissione avvierà le discussioni con il Parlamento europeo e il Consiglio per assicurare al pilastro un ampio sostegno politico e l’approvazione ad alto livello.
Il Pilastro sociale europeo – proposto dalla Commissione europea – è concepito principalmente per la zona euro, ma è applicabile a tutti gli Stati membri dell’UE che desiderino aderirvi. Per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale, il Pacchetto definisce 20 principi e diritti fondamentali articolati in tre categorie:
· pari opportunità e accesso al mercato del lavoro
· condizioni di lavoro eque
· protezione e inclusione sociali
E pone l’accento su come affrontare i nuovi sviluppi nel mondo del lavoro – e nella società – per realizzare la promessa di un’economia sociale di mercato, competitiva, e finalizzata alla piena occupazione e al progresso sociale. Si tratta di un Pacchetto ambizioso, i cui elementi chiave sono una Raccomandazione con venti principi, quattro provvedimenti, un Documento di riflessione, e l’istituzione di un quadro di valutazione della situazione sociale.
Una Raccomandazione con venti principi – Il nuovo Pilastro sociale europeo mira a rendere più visibili, e comprensibili, principi e diritti che già figurano in disposizioni vincolanti del diritto dell’Unione. Vengono quindi definiti – e riaffermati – diritti già presenti nell’acquis giuridico dell’Unione europea e nell’acquis giuridico internazionale. Ma – parallelamente – il nuovo Pilastro sociale mira a completare i principi e diritti esistenti per tener contro di realtà nuove. La maggior parte degli strumenti necessari alla sua concretizzazione sono nelle mani delle autorità nazionali, regionali e locali, e anche delle parti sociali e della società civile. L’Unione europea, e in particolare la Commissione europea, può contribuirvi agendo – nel rispetto delle specificità nazionali e dei dispositivi istituzionali – nei campi in cui esercita una competenza condivisa. Principi e diritti non sono direttamente applicabili . Il problema principale resta quindi l’attuazione effettiva di questi principi e diritti. Un aspetto importante del suivi del Pilastro riguarderà l’attuazione e applicazione dell’acquis..
Questi – intanto – i 20 principi del Pilastro sociale europeo appena proposto dalla Commissione europea:
1. Istruzione formazione e apprendimento lungo tutto l’arco della vita
2. Parità di genere
3. Pari opportunità
4. Sostegno attivo all’occupazione
5. Occupazione sicura e adattabile
6. Stipendi
7. Informazioni sulle condizioni di lavoro e protezione in caso di licenziamenti
8. Il dialogo sociale e il coinvolgimento dei lavoratori
9. Equilibrio tra lavoro e vita
10. Ambiente di lavoro sano, sicuro e adeguato
11. Assistenza e assistenza ai bambini
12. Protezione sociale
13. Benefici per la disoccupazione
14. Reddito minimo
15. Redditi da vecchiaia e pensioni
16. Assistenza sanitaria
17. Inclusione di persone con disabilità
18. Cure a lungo termine
19. Alloggi e assistenza per i senzatetto
20. Accesso ai servizi essenziali
Quattro Provvedimenti che rivedono o innovano le direttive sull’equilibrio vita privata-lavoro (tra cui il congedo parentale), sui diritti dei lavoratori atipici (inclusi quelli dell’economia digitale e verde) e sull’orario di lavoro. Un Documento di riflessione sulla dimensione sociale dell’Ue (promesso dal ‘White paper’ sul futuro dell’Ue). L’istituzione di “un Quadro di valutazione della situazione sociale che misurerà le tendenze e le prestazioni degli Stati membri in 12 aree e valuterà i progressi compiuti in direzione di una “tripla A sociale in tutta l’Unione. I risultati confluiranno nel semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche”.
NON MANCANO ELEMENTI POSITIVI… – Saranno necessarie ulteriori iniziative legislative affinché alcuni principi e diritti compresi nel Pilastro divengano effettivi. Ove necessario, la legislazione dell’UE vigente sarà aggiornata, integrata e applicata più efficacemente. Ma fin da ora – al Pilastro europeo dei diritti sociali – la Commissione affianca una serie di ulteriori iniziative, legislative e non legislative, concernenti ad esempio:
· l’equilibrio tra attività professionale e vita privata di genitori e prestatori di assistenza
· l’informazione dei lavoratori
· l’accesso alla protezione sociale
· l’orario di lavoro.
Circa l’orario di lavoro, la Commissione europea (con l’intenzione di aiutare gli Stati membri ad attuare correttamente l’acquis e ad evitare nuove infrazioni) ha adottato un chiarimento della direttiva sull’orario di lavoro che fornisce orientamenti per l’interpretazione di vari aspetti della direttiva in linea con un corpus normativo sempre più ampio. C’è da dire anche che questo chiarimento inquieta la Confederazione europea dei sindacati (CES) in quanto “potrebbe condurre a una cattiva esecuzione di decisioni di giustizia”. Da qui “la sua esortazione alla Commissione europea di procedere a una adeguata consultazione delle parti sociali, in materia”. Comunque, è cosa positiva il fatto che la Commissione europea rifletta sulla necessità di una migliore applicazione della legislazione sociale europea, e dei diritti sociali esistenti. Oltre che una Parte legislativa, il Pacchetto lancia anche due Consultazioni delle parti sociali:
a. una consultazione sull’ammodernamento delle regole dei contratti di lavoro: la Commissione intende avviare un dibattito relativo alle garanzie minime che devono essere riconosciute a tutti i lavoratori, compresi quelli che occupano posizioni di lavoro atipico. Mira quindi a proporre, entro la fine dell’anno, una revisione della direttiva sulle dichiarazioni scritte (91/533/CEE) che riconosce ai lavoratori, all’inizio di un nuovo rapporto di lavoro, il diritto di ricevere comunicazione scritta in merito ai suoi aspetti essenziali.
b. una consultazione sull’accesso alla protezione sociale per la definizione di nuove regole in materia: la Commissione vuole colmare i divari e vagliare modalità per garantire a tutti i lavoratori l’accesso a sistemi di protezione sociale e servizi per l’occupazione sulla base del loro contributo. A oggi, i diritti e gli obblighi associati alla protezione sociale sono stati sviluppati principalmente per i lavoratori assunti con contratti standard. Restano ancora insufficientemente evoluti per le persone che esercitano attività di lavoro autonomo o atipico. Le modalità di lavoro più flessibili – odierne – offrono nuove opportunità, soprattutto per i giovani, ma possono dare luogo a nuove precarietà e disparità.
“Pur non riconoscendo la promozione del lavoro indipendente quale panacea per la disoccupazione – precisano i sindacati europei – la Confederazione europea dei sindacati (CES) sostiene le proposte sulle regole relative alla protezione dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori atipici. Prenderà dunque parte in modo costruttivo alla consultazione sulla revisione della direttiva sulla dichiarazione scritta e sull’accesso alla protezione sociale per tutti”.
Novità per i congedi parentali … – Dopo quasi un decennio di politiche neoliberiste, austerità, e tagli indiscriminati alla spesa pubblica, ai servizi e ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, sarebbe stato forse importante marcare un cambio di passo ancor più radicale (tra l’altro) avanzando più proposte di carattere legislativo, andando ancor più lontano, lanciando un vero processo di convergenza verso l’alto … Tuttavia – anche grazie al contributo dei sindacati – non mancano evidenti elementi positivi che superano posizioni di retroguardia delle rappresentanze imprenditoriali europee. Basti qui pensare al congedo di paternità . Allo stato attuale, le tutele per quest’ultimo variano da paese a paese: in alcuni casi il congedo è retribuito dall’azienda, in altri dallo Stato, in altri casi il congedo di paternità non è proprio previsto.
Tra gli imprenditori, c’è chi – come Emma Marcegaglia – sottolinea che un Accordo volontario sul congedo parentale fra BusinessEurope e l’European Trade Union Confederation, la Confederazione europea dei sindacati, già impone alle imprese “obblighi difficilmente raggiungibili, andare oltre ne comprometterà la competitività” e che “molti stati non sono in grado di garantire le retribuzioni ai lavoratori che prendono il congedo”. Ma Luca Visentini (Segretario generale della CES-Confederazione europea di sindacati) – in una sua Nota – accusa BusinessEurope di aver rifiutato di rinegoziare i termini dei congedi e “di cercare semplicemente una scusa per affossare il Pilastro sociale “ultima chance dell’Unione di creare un’Europa più sociale”.
La Confederazione europea dei sindacati si dichiara pronta a impegnarsi in consultazioni e dialogo sociale, per l’implementazione dei principi nel Pilastro cui – sostiene – dovrebbero aderire tutti i paesi membri dell’Ue. E invita le organizzazioni imprenditoriali a fare altrettanto. I sindacati europei considerano “il Progetto di legislazione in materia di retribuzione di congedi parentali, di paternità e dei prestatori di assistenza promettente e necessario” anche se trovano deplorevole il fatto che non migliora la protezione contro il licenziamento delle donne dopo congedi di maternità. “Sosterremo – hanno dichiarato – l’impegno della Commissione europea nelle sue intenzioni, e per far adottare questa legislazione malgrado l’opposizione di alcuni imprenditori”.
Novità per l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare….. – La proposta di direttive ( la cui attuazione gli stati membri possono affidare alle parti sociali purché siano garantiti i risultati che essa persegue) intende, in particolare, accrescere le opportunità per gli uomini di assumersi responsabilità genitoriali e di assistenza.
Stabilisce una serie di standard minimi nuovi o più elevati per il congedo di paternità, il congedo parentale e il congedo per i prestatori di assistenza. Introduce il diritto per cui i padri possono prendere un periodo di congedo di durata non inferiore a 10 giorni lavorativi in occasione della nascita di un figlio. La proposta prevede inoltre che il diritto a quattro mesi di congedo parentale possa essere utilizzato fino ai 12 anni di età del figlio, rispetto all’attuale linea guida non vincolante degli 8 anni di età. Il congedo parentale di quattro mesi diventa inoltre un diritto individuale delle madri e dei padri, e in quanto tale non è trasferibile all’altro genitore: un potente incentivo affinché anche gli uomini vi facciano ricorso. Viene inoltre introdotto per la prima volta un congedo di cinque giorni l’anno per i prestatori di assistenza, in caso di malattia di un parente diretto. Tutte queste modalità di congedo familiare saranno retribuite almeno al livello del congedo di malattia. Inoltre – per i genitori di bambini fino a 12 anni di età e i prestatori di assistenza – è previsto il diritto di chiedere modalità di lavoro flessibili (orario di lavoro flessibile o ridotto) o la flessibilità per quanto concerne il luogo di lavoro. Ad oggi – fa notare la CES (Confederazione europea dei sindacati) – la proposta non prevede una migliore protezione contro il licenziamento per le madri che tornano dal congedo di maternità. Questa proposta – oltre a recare benefici per i bambini – dovrebbe quindi contribuire ad aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, riducendo la disparità tra uomini e donne nell’occupazione (11,6% nel 2015, quota 30 % nel caso delle famiglie con bambini di età inferiore a 6 anni), uno degli elementi alla base del divario retributivo di genere (16,3 %) e del divario pensionistico di genere (40 %).