Dal lunedì 25 settembre 2017, in una settimana articolata in tre riunioni ministeriali – il G7 Ict/Industria, il G7 Scienza e il G7 Lavoro (uniti dalle trasformazioni ormai note come 4.0 ) – i 7 Paesi più industrializzati al mondo (Francia, Germania, Italia,Giappone, Canada, Regno Unito e Stati Uniti d’America) si sono incontrati per discutere di come governare una delle più grandi trasformazioni della Storia industriale. Connettività3 , inclusione, competitività e innovazione collaborativa sono le parole chiave ma quella più citata è di certo “digitale”.
Al centro della discussioni gli impatti della digitalizzazione e dell’automazione diffusa sui processi produttivi e sul lavoro; l’attuale assenza di competenze adeguate; nel quadro dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale, la questione degli standard dell’era digitale (questione dirimente per decidere quale dei sistemi oggi allo studio sarà scelto e verrà esteso a tutte le principali economie e quali invece saranno scartati), la cybersecurity, la questione della privacy, l’apertura dei dati e delle applicazioni, nuovi modelli di business collegati a automazione, big data, nanotecnologie, l’Internet delle cose e l’ intelligenza artificiale, l’importanza della infrastrutturazione digitale e della banda ultralarga, lo sviluppo della telefonia mobile di prossima generazione (5G) per meglio connettere, lo sviluppo di un ecosistema digitale aperto e sicuro, la formazione dei ricercatori, il finanziamento della ricerca e infrastrutture dii ricerca su scala globale, la protezione dei consumatori, la trasparenza – anche nel software – le regole per la concorrenza, la necessità di incrementare la connettività e incoraggiare gli investimenti privati, favorendo contenuti locali insieme a una forte protezione della proprietà intellettuale e alla necessità di migliorare la cybersecurity per proteggere cittadini e imprese (tutto con l’obiettivo di conseguire uno sviluppo armonico e sostenibile nell’area dei paesi del G7 che guidano la rivoluzione digitale)
Da parte loro, i sindacati si son battuti – e si battono – affinché il futuro del lavoro si realizzi senza che il prezzo delle trasformazioni globali sia pagato dai lavoratori; e affinché il principio di una giusta ed equa transizione si affermi nelle scelte e nelle politiche dei governi nazionali e delle istituzioni internazionali.Qui di seguito la Dichiarazione congiunta ITUC-TUAC Framing the future of work with Just Transition principles.
LE RIVENDICAZIONI SINDACALI AL G7 DI TORINO – La Dichiarazione congiunta ( ITUC-TUAC) di tutti i sindacati che partecipano al vertice dei 7 paesi più industrializzati ai Ministri del G7 chiede d’individuare principi e azioni concrete per garantire una distribuzione equa dei vantaggi derivanti dalle economie globalizzate e digitalizzate.
I Ministri dovranno:
• avallare i Principi di una Giusta Transizione per i lavoratori impegnandosi a rafforzare il ruolo degli istituti del mercato del lavoro, ivi compresa la contrattazione collettiva;
• impegnarsi nei quadri di dialogo sociale tripartito a livello nazionale e settoriale sull’impatto dell’automazione e della digitalizzazione, nonché sulla progettazione, sullo sviluppo e sull’introduzione di tecnologie digitali ed eco-compatibili;
• sostenere il dialogo sociale a livello aziendale tramite meccanismi di partecipazione dei lavoratori per contribuire a prevedere ed anticipare i cambiamenti e migliorare ulteriormente l’innovazione;
*garantire i diritti fondamentali del lavoro – ivi compresi la libertà di associazione ed il diritto alla contrattazione collettiva – salari dignitosi e protezione sociale in tutta l’economia digitale e, in particolare, nell’economia delle piattaforme, a fronte di forme crescenti di lavoro precario, di lavoro autonomo o di utilizzo dei contratti civili. I datori di lavoro, ivi compresi i provider delle piattaforme, dovranno essere responsabili delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro dei propri dipendenti;
• stimolare la creazione di posti di lavoro e gli investimenti pubblici e privati nell’economia eco-compatibile e nell’economia di cura, nei settori connessi a TIC e STEM e nella banda larga ad alta velocità;
• consentire la partecipazione delle donne e dei giovani al mercato del lavoro rendendo formale il lavoro informale con politiche attive del mercato del lavoro mirate, investendo nell’assistenza di qualità ai minori, nei salari minimi e nella protezione sociale erga omnes ed introducendo misure sulla parità di retribuzione ed efficaci politiche salariali;
• introdurre una garanzia per la formazione permanente per tutte le categorie di lavoratori, anche tramite “conti ore” a fini di apprendimento amministrati a livello pubblico e formazione di qualità accessibile ed adeguatamente finanziata, sistemi di istruzione e formazione professionale (VET) e sistemi d’istruzione superiore per soddisfare diverse esigenze di competenze in tutte le fasce d’età ed in tutti i gruppi sociali e settori economici e coinvolgere le parti sociali nella progettazione, nel controllo dei finanziamenti e nell’attuazione;
• promuovere l’apprendistato di qualità e la parità di accesso ad esso individuando le migliori pratiche ed opportunità di finanziamento per la creazione di sistemi d’istruzione e formazione professionale inclusivi ed efficaci insieme alle parti sociali.
Se da un lato la riunione dei Ministri del Lavoro del G7 è incentrata sul Futuro del Lavoro, dall’altro il contesto attuale richiede un’azione urgente per affrontare l’allarmante incapacità dei governi di risolvere la crisi dei migranti e dei rifugiati e rafforzare il comportamento responsabile delle imprese nelle catene mondiali di approvvigionamento e fornitura. I Ministri dovranno impegnarsi a:
• garantire ai migranti ed ai rifugiati il diritto al lavoro, alla formazione ed alla parità di trattamento, ivi compresa l’applicazione delle leggi antidiscriminazione e facilitando il loro accesso all’istruzione di qualità, alla formazione linguistica e professionale ed al potenziamento delle competenze, unitamente alla protezione sociale ed all’accesso ai servizi sanitari pubblici, ivi compresi i servizi di consulenza psicologica post-trauma, ed adottando misure incisive contro la tratta di esseri umani ed il lavoro forzato;
• rafforzare il rispetto dei diritti umani, ivi compresi i diritti dei lavoratori e migliorare le condizioni di lavoro nelle catene mondiali di approvvigionamento e fornitura, attuando i Principi guida dell’ONU sui diritti umani e delle imprese, tramite Piani d’Azione nazionali, applicando la legislazione nazionale che rende obbligatoria la due diligence dei diritti umani nelle aziende, promuovendo la Due Diligence Guidance dell’OCSE, rafforzando i Punti di Contatto nazionali delle Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali ed impegnandosi ad eliminare la moderna schiavitù, il lavoro forzato ed il traffico di esseri umani.
LA DICHIARAZIONE MINISTERIALE CONGIUNTA – Poco stringenti, in generale, le raccomandazioni elaborate dopo un sottile lavoro diplomatico, molte invece le dichiarazioni di principio, a cominciare da quella di sostenere produttività e sviluppo mantenendo la rete Internet aperta, inclusiva, affidabile e sicura. Da parte loro i ministri del lavoro del G7 7 hanno i adottato una Dichiarazione congiunta – scaricabile dal sito del ministero del lavoro – “For a better future of work: pathways for action” . Tra l’altro i ministri concordano di adottare un “approccio inclusivo al mercato del lavoro con particolare attenzione ai più deboli per assicurare che nessuno sia lasciato solo”; “promuovere i benefici dell’innovazione tra i gruppi socialmente esposti alla perdita di un impiego e a coloro che affrontano ostacoli nell’accesso a nuove opportunità di lavoro, inclusi i lavoratori meno qualificati, i lavoratori, maturi e le persone con disabilità”; “conciliare vita professionale e familiare, rafforzando i servizi di assistenza e promuovendo politiche familiari”. . Il documento si concentra sulle politiche per l’occupazione giovanile (fornire competenze appropriate e sostegno alla transizione dalla scuola al lavoro ecc.). E rende nota la decisione di creare il “Forum G7 del lavoro del futuro”.- gestito dall’Ocse in collaborazione con l’OIL – che coinvolgerà responsabili politici e parti sociali, gli innovatori dell’innovazione e altri attori.
“Abbiamo cercato – sottolinea il Ministro Poletti – di costruire l’idea che per affrontare i grandi cambiamenti che abbiamo di fronte, dall’innovazione alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione, non può bastare l’impegno di una parte bisogna far interagire soggetti diversi”. Confronto quindi con i rappresentanti dei lavoratori e delle imprese, e con Ocse e Oil. E c’è bisogno anche di cambiare il modello di governance, il modo di affrontare le problematiche.