“Anticipazione e gestione partecipativa del cambiamento nelle imprese in periodo di crisi e di mutamento tecnologico” è il titolo della 12esima Biennale Lasaire (Laboratoire social d’actions, d’innovations,de reflexions et d’echanges) – tenutasi a Parigi (12-13 ottobre 2017) – il cui tutto sarà a breve leggibile nel loro sito: due giorni di intenso lavoro (in cui sono confluiti ben 5 seminari in Spagna, Belgio, Italia, Romania e Germania) che hanno visto la partecipazione di esperti, studiosi, sindacalisti, istituzioni ecc.. Mi scuso con tutti coloro che non mi sarà qui possibile citare, per ovvi motivi di spazio. I lavori sono stati organizzati in 3 Fori in cui – da Jacques Freyssinet, Anne-Marie Grozelier e Joel Maurice – sono anche state sintetizzate conclusioni traibili dai seminari che hanno preceduto la Biennale.
L’Unione europea non dispone di leader del digitale competitivi
Mai più di ora, ristrutturazioni e fusioni sono al centro dell’attualità, spesso per far fronte alla concorrenza cinese – e di altri soggetti emergenti – sul mercato mondiale. Non a caso – aprendo i lavori Joel Decaillon (Vicepresidente di Lasaire) si è chiesto: “queste due operazioni Alstom Siemens (fusione di Siemens mobilità e Alston trasporto) e STX Saint-Nazaiare Fincantieri Trieste sono una prefigurazione di fatto di ciò che può indurre la ridefinizione di una politica industriale in Europa?”. Finora (v. art 86 ) la Commissione europea ha lottato contro le concentrazioni, per una sana concorrenza sul mercato interno, e per dare priorità ai consumatori; anche se, a partire dalla Presidenza Barroso, le questioni di concorrenza non hanno più come sola priorità l’approfondimento del mercato interno, ma l’apertura del mercato europeo attraverso il negoziato di Accordi di libero scambio (Ceta, TAFTA, JETTA ecc.). “L’Unione – rileva anche Joel Maurice – è ancora lontana dal dotarsi (come la Cina)- di campioni del digitale, capaci di competere con i grandi monopoli multinazionali e di produrre essa stessa attrezzature digitali strategiche”.
L’attualità indica la necessità di mettere in piedi dei leader europei ma – finora – non ha rimesso in causa il carattere spesso unilaterale della governance delle imprese, anche se esistono strumenti europei per l’informazione e consultazione dei lavoratori, per un loro accompagnamento finanziario (in caso di ristrutturazioni e necessità di adattamento), per l’anticipazione dei cambiamenti, e per scambio e diffusione di buone pratiche. Questi strumenti – spesso – non sono applicati, o sono male applicati, e andrebbero rivisti (ad esempio è il caso la Direttiva sui CAE-Comitati aziendali europei).
“L’anticipazione dei cambiamenti in tempo di crisi – ha sottolineato anche Georges Dassis, Presidente del Comitato economico e sociale (CESE) dell’Ue – è una questione complessa. Servono anche sindacati che non si limitino a slogan, che sappiano uscire da sentieri battuti, e che tengano conto anche di chi non ha indennità di disoccupazione. Inizialmente, il dialogo sociale europeo ha dato buoni risultati. Poi i datori di lavoro non hanno più voluto negoziare. Il problema di oggi è che ai tavoli non ci sono i padroni, ma dipendenti senza mandato di negoziato. E bisogna organizzare l’informazione. Inoltre il bilancio Ue è insufficiente per garantire una vera solidarietà. Gli Stati devono capire che hanno da guadagnare da un rafforzamento Ue” e da una concorrenza capace di creare grossi gruppi.
Le cause delle fusioni e ristrutturazioni
Crescita dimensionale, innovazioni tecnologiche, digitalizzazione, scacchi di strategie precedenti, cattiva congiuntura settoriale (es. miniere), evoluzione della grande distribuzione sono tra le cause più ricorrenti di ristrutturazioni, fusioni e assorbimenti. Le istanze di rappresentanza del personale in materia di informazione e consultazione, sono diritti essenziali per permettere l’adattamento dei salariati ai cambiamenti, condividendo l’anticipazione delle ristrutturazioni, la proposta di alternative economiche meno costose socialmente, la preparazione di misure di formazione o riclassamento dei salariati licenziati e dei territori coinvolti. Ma sulle pratiche sindacali e manageriali influiscono culture e istituzioni delle Direzioni dei gruppi.
A differenza delle ristrutturazioni (cui sono applicabili regole, e creazione di CAE) – rileva Anne-Marie Grozelier – per le fusioni queste non sono operative. Spesso, non si riesce a creare un nuovo – unico – Comitato aziendale europeo. Circa i Comitati aziendali europei (CAE) è ora in corso una consultazione tra le parti sociali. Eurobussiness mira a ribasso e restrizioni. La Confederazione europea dei sindacati (CES) – che ha già avanzato 10 punti di riforma – tra l’altro chiede più formazione, rivedere il tema sensibile della confidenzialità, il rafforzamento della consultazione, la presenza del sindacato ecc.
Alla Biennale, Jean-Francois Lebrun (Commissione europea) ha ricordato l’esistenza del “Quadro Ue per la qualità nell’anticipazione dei cambiamenti e delle ristrutturazioni” del 2013 ( di cui non si è poi fatto niente) e l’esistenza del Fondo Ue di adeguamento alla globalizzazione – non esente da limiti – ma comunque sottoutilizzato. E ha ricordato anche che – nel suo discorso sullo Stato dell’Unione 2017 – Jean Claude Juncker ha proposto un’Autorità europea del lavoro.
Collegare digitalizzazione ed economia circolare
Nella Tavola rotonda conclusiva, Gogdan Iulio Hossu ha informato che – in Romania – il governo (in contrasto con il modello sociale europeo) ha l’intenzione di scaricare tutti gli oneri sociali, solo sui lavoratori. Da parte loro, Luc Triangle (Segretario generale di IndustriALL) e Thiébaut Weber ( Segretario confederale della CES) hanno sottolineato che in questo processo di più transizioni – collegate all’Accordo di Parigi sul clima, alla mobilità (auto elettriche), all’economia circolare, alla digitalizzazione, ecc. – c’è da capire come gestirle. Bisogna anticipare al massimo. C’è da capire dove vogliamo arrivare (nei vari settori industriali) in chiave energetica. Come gestire la sfida energetica ( importante per l’acciaio, la chimica, la carta e altri settori consumatori di energia)? Più rinnovabili? Con la digitalizzazione – che avrà un impatto a catena sulle nostre industria ed economie – dei lavori scompariranno. Altri nasceranno. Da notare (cosa questa interessante) che, in Germania, l’Ig Metal – per il 2018 – sta rivendicando un aumento dei salari e la riduzione dell’orario di lavoro a 28 ore settimanali (aspetto questo dogmatico in alcuni paesi). C’è da agire a livello aziendale (con i Comitati aziendali europei, e cioè informazione e consultazione)? A livello settoriale? Servono riunioni di coordinamento tra sindacalisti e rappresentanti CAE. Anche per le ristrutturazioni ci sono strumenti non applicati. L’informazione non avviene a tempo debito, ma solo dopo decisioni già prese. Il dialogo sociale va migliorato. Servono standard sociali ambiziosi. Il Pilastro sociale di diritti europei sarà importante. Ma servono più pressioni sulla Commissione europea per un rilancio della contrattazione collettiva, e per un’UE più giusta ed equa. E c’è da sapere se l’UE saprà avvicinarsi ai propri cittadini e lavoratori, e se saprà fermare i populismi. Da parte sua, Fulvio Fammoni (Fondazione Di Vittorio) – il quale teme che la discussione sui salari minimi possa diventare un discorso sul reddito minimo,e il quale ribadisce l’importanza dei diritti ( e non solo di quello dell’informazione e consultazione) – si è (tra l’altro) chiesto se non vadano rivalitalizzate sedi proprie di dialogo sociale delle parti sociali, sedi tripartite europee.
Jean-Cyril Spinetta (Presidente Lasaire) – rilevato che il punto debole della Biennale è stata l’assenza degli imprenditori, che in Francia si parla sempre più di sovranità aziendale sui contratti di lavoro, e che il lavoro a vita è forse finito (il che implica necessità di molta formazione) – ha constatato un certo rallentamento, dopo uno slancio iniziale, nella costruzione della dimensione sociale europea, e nella pur necessaria revisione della Direttiva CAE (Comitati aziendali europei), per cui, va rivisto (per esempio) l’obbligo della riservatezza. A suo avviso, i lavoratori devono partecipare sempre di più. E sarebbero molto utili anche meccanismi obbligatori di gestione previsionale del personale.